“Per troppo tempo le sofferenze patite dagli italiani giuliano-dalmati con la tragedia delle foibe e dell’esodo hanno costituito una pagina strappata nel libro della nostra storia”. Dopo aver partecipato alla celebrazione del Giorno del Ricordo che si è tenuta alla Camera dei Deputati, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è intervenuto con parole nette sul tema delle foibe. Mattarella ha aggiunto: “Il Parlamento con decisione largamente condivisa ha contribuito a sanare una ferita profonda nella memoria e nella coscienza nazionale. Oggi la comune casa europea permette a popoli diversi di sentirsi parte di un unico destino di fratellanza e di pace. Un orizzonte di speranza nel quale non c’è posto per l’estremismo nazionalista, gli odi razziali e le pulizie etniche”. Per la presidente della Camera Laura Boldrini, “il 10 Febbraio è dunque una giornata di ricordo. Ma è soprattutto un monito, per il presente e per il futuro. Un monito contro l’intolleranza, contro tutte le guerre, contro le dittature e contro ogni tentativo di nascondere la verità”. Alla cerimonia, nella sala della Regina, alla Camera, erano presenti anche il presidente del Senato Pietro Grasso, il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova e il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini.

“Un Paese che nasconde la verità – ha spiegato Boldrini – non può mai essere un Paese libero e democratico”. Sulle foibe “è calato un muro di silenzio . Si è voluto nascondere e si è preferito non parlare. Perché questa scelta? Lo ha spiegato bene l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che tanto si è impegnato nel dare valore alle celebrazioni del 10 febbraio, nel suo discorso del 2007 che Lucia Bellaspiga ha poco fa ricordato. Disse allora Giorgio Napolitano che dobbiamo assumerci la responsabilità di ‘aver negato, o teso ad ignorare, la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica, e dell’averla rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali’. Pregiudiziali ideologiche insieme a calcoli diplomatici. Ecco che cosa ha impedito che si parlasse delle foibe e dell’esodo cui furono costrette tante famiglie di italiani, in quella che è stata definita una vera e propria ‘pulizia etnica’ – una definizione che è un altro macigno – perpetrata dalle autorità Jugoslave”.

“L’Unione Europea, che ha l’Italia tra i paesi fondatori, oggi annovera tra i suoi membri anche la Slovenia e la Croazia – ha ricordato Boldrini -. Questo vuol dire che i giovani italiani,sloveni e croati possono oggi condividere la stessa identità europea e i suoi valori di libertà e di democrazia. Quando il 12 ottobre del 2012 fu assegnato il Premio Nobel per la Pace all’Unione Europea, qualcuno commentò con una certa perplessità, con scetticismo, quella decisione. E invece io penso che sia stato un giusto riconoscimento perché proprio grazie al processo di integrazione europea sono stati assicurati decenni di pace laddove per secoli hanno imperato conflitti e devastazioni. Ecco perché l’Europa rappresenta, soprattutto per i giovani, un grande risultato e una grande speranza”. “Quello dell’oblio – ha concluso il ministro Giannini – è il peggiore dei rischi: il negazionismo e’ pericoloso, può far diffondere la credenza che quei massacri siano stati una vicenda tragica che riguarda solo una regione transfrontaliera, un pezzo di Paese e non tutto il Paese”. Nel corso dell’iniziativa verranno premiate le scuole vincitrici del concorso nazionale “La Grande Guerra e le terre irredente dell’Adriatico orientale nella memoria degli italiani”, promosso dal Miur.