Articolo pubblicato su Il Giornale d’Italia
Carrellata di ricordi e di emozioni dopo mezzo secolo dalla storica vittoria contro Griffith
Emozioni forti e una carrellata di ricordi in sospeso fra storia, sport e intimità. Il “Dessert delle Muse” di martedì 27 giugno, promosso dal Comitato 10 Febbraio, dall’ASI e dalla Fondazione Ugo Spirito e Renzo de Felice con il campione di pugilato ed esule istriano Nino Benvenuti si è rivelato un appuntamento davvero appassionante.
A 50 anni dalla storica vittoria del titolo mondiale dei pesi medi conseguita dal pugile proveniente da Isola d’Istria contro lo statunitense Emile Griffith nella leggendaria cornice del Madison Square Garden di New York, Carla Isabella Elena Cace, componente dell’esecutivo nazionale del C10F, ha condotto l’entusiasmante serata con “un testimone importante per la storia del confine orientale italiano”.
Il presidente nazionale dell’ASI Claudio Barbaro ha ricordato commosso cosa abbia significato mezzo secolo fa quella vittoria per tanti italiani i cui parenti erano emigrati negli Stati Uniti venendo accolti in maniera sprezzante e razzista: “Lo sport – ha spiegato Barbaro – rappresenta anche un fattore antropologico: Benvenuti rappresentò il riscatto per i bistrattati italo-americani, in particolare per le migliaia che gremirono il Madison e scandivano continuamente Ni-no, Ni-no”.
Roberto Cipolletti, presidente dell’ASI Lazio, ha evidenziato come Benvenuti sia stato campione non solo nello sport ma anche nella vita e come porti avanti orgogliosamente la sua storia di esule, con particolare riferimento alla collaborazione come testimonial che offre ogni anno alla Corsa del Ricordo.
Numerosi gli esuli ed i rappresentanti dell’associazionismo della diaspora giuliano-dalmata presenti all’incontro e in particolare Antonio Ballarin, Presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati, che ha voluto rammentare le emozioni provate quella notte, in cui quasi tutto il Villaggio giuliano-dalmata si svegliò per assistere al trionfo di un simbolo della propria identità.
“Attraverso lo sport è stato possibile contribuire a scrivere una pagina di storia dimenticata – ha quindi affermato Mauro Grimaldi, che ha affiancato Benvenuti nella stesura dell’autobiografia L’isola che non c’è – perché nella storia dell’esule Benvenuti si rispecchiano le tragedie subite dal popolo istriano”. Alcuni emozionanti passaggi del volume sono stati letti dall’attore Giuseppe Abramo, mentre Benvenuti, stimolato dalle domande di Carla Cace, ha condiviso con il pubblico i ricordi dell’infanzia istriana, la sofferenza del distacco da Isola e le tappe salienti di una carriera pugilistica culminata con le vittorie mondiali ed olimpioniche.
Classe 1935, Benvenuti è il terzo di cinque figli di una famiglia armoniosa e serena, imperniata su una splendida figura materna, ma destinata a venire travolta dalle violenze compiute dai partigiani nazionalcomunisti di Tito: un fratello deportato e l’abbandono dell’idilliaca vita in Istria hanno segnato la vita di un pugile che più volte erroneamente è stato definito “triestino”. Orgoglioso delle sue radici istriane, Benvenuti ha portato sul ring la sua vicenda personale, le sue sofferenze, la sua voglia di riscatto e in particolare in quella notte fra il 16 ed il 17 aprile 1967 aveva capito che si trovava di fronte alla possibilità di entrare nella storia: “Quel match fu una questione di vita o di morte – ha dichiarato il pugile – e io sarei potuto anche morire ma riuscii a padroneggiare le mille emozioni che sentivo in me e feci una sorta di training autogeno che mi dette un enorme vantaggio psicologico e mentale nei confronti di un avversario che era più potente di me”.
Contrariamente allo stereotipo del boxeur tutto muscoli e niente cervello, Benvenuti in effetti elaborò una tecnica di combattimento molto intelligente, basata sullo sfiancamento dell’avversario e sullo studio della situazione sul ring, cosa ancora rarissima ai tempi, come ha sottolineato il professor Giuseppe Parlato (Presidente della Fondazione Spirito – De Felice), che all’epoca fu uno dei milioni di italiani che si destò nel cuore della notte per assistere all’incontro con Griffith.
Al di là della storica rivalità con Alessandro Mazzinghi, Benvenuti (recentemente nominato Ambasciatore italiano del pugilato nel mondo) ha mantenuto ottimi rapporti con gli ex avversari sul ring (Griffith fu addirittura padrino alla Cresima del figlio) e si è tolto pure lo sfizio di apparire sul set di alcuni Spaghetti western assieme all’amico fraterno Giuliano Gemma. Ripercorrendo questi e altri ricordi, Benvenuti ha quindi dimostrato di essere un personaggio ironico, genuino e schietto, insomma un orgoglioso figlio dell’Istria.
Lorenzo Salimbeni