Articolo pubblicato su Il Giornale d’Italia
La pulizia e la manutenzione di questo Monumento nazionale dipendono da un gruppo di volontari
Molte sono tutt’ora le versioni inerenti sia la profondità del pozzo naturale sia addirittura il numero degli infoibati della Foiba di Monrupino o meglio Foiba 149. Alcuni parlano di circa 2.000 vittime fra italiani e tedeschi, civili, militari, feriti e ammalati prelevati dall’Ospedale Militare di Trieste, caricati su autocarri per tutto il maggio 1945 e qui portati.
In questa Foiba furono tra l’altro scaraventati anche tre ferrovieri condannati ed uccisi tra l’altro senza un interrogatorio né una possibilità di difendersi durante un improvvisato processo, nel quale non fu imputata una colpa precisa: probabilmente si è trattato di qualche vendetta personale. Rei secondo alcuni d’aver rubato generi alimentari, non sono mai stati denunciati ufficialmente, laddove, come riportato dal libro di Giorgio Rustia “Contro operazione Foibe a Trieste”, un certo Dionisio udì una donna esclamare durante il processo farsa: “Vi ammazzerei subito, tanto devono ammazzarvi dopo”.
Un’altra versione della storia che riguarda questo sito parla di 100-150 vittime, tutti militari tedeschi. Gli autori di questa ricostruzione citano la famosa battaglia di Opicina dove, tra il 29 aprile ed il 3 maggio 1945, ci fu un cruento scontro tra l’Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia e le truppe tedesche conclusosi con la vittoria dei partigiani jugoslavi.
Non è comunque praticamente più possibile capire con esattezza quanti sono stati gli infoibati presso questo luogo: i problemi infatti sono in proposito tanti, tra cui le intemperie e il dissolvimento dei resti delle vittime.
In proposito vale la testimonianza scritta nel 1957 da Mario Maffi, venuto a mancare lo scorso primo marzo 2017. Alpino ed esperto speleologo, durante il servizio militare gli venne affidata un’importante missione segreta per la quale era richiesta esperienza di grotte e di mine. Una volta giunto nella caserma dei Carabinieri di Monfalcone, gli venne spiegato il suo compito: calarsi nelle foibe assistito dal Gruppo Speleologico di Monfalcone (anche sconfinando in Jugoslavia) e scoprirvi la presenza o meno di resti umani.
Maffi scese più volte anche nella Foiba 149, prese molti appunti, scattò molte fotografie e confermò nelle sue annotazioni che le pareti della cavità furono fatte saltare con dell’esplosivo per nascondere i corpi degli infoibati. Raccontò, inoltre, che vide “diversi resti umani, non in quantità esorbitanti ma, purtroppo, in condizioni atroci: alcuni teschi con lo sfondamento della nuca, mani o piedi avvolti da filo spinato, la stessa cosa su una cassa toracica; trovai uno scheletro rannicchiato in un anfratto: quel poveraccio doveva essere ancora vivo quando lo gettarono giù; alcuni avevano lembi di divise militari o vestiti civili, per altri non c’era traccia di indumenti; ricordo un cranio con i capelli lunghi, probabilmente una donna; in tutte e quattro le foibe era stato usato l’esplosivo”. Al quarto giorno d’esplorazione dovette lasciare l’ennesimo albergo dove soggiornava la notte, a causa di una probabile operazione di controspionaggio jugoslava: una volta giunto in caserma a Merano, stampò le foto che aveva personalmente scattato nelle cavità e stilò un rapporto.
Solamente il 24 luglio 1993 cioè 50 anni dall’inizio della pulizia etnica jugoslava nei confronti degli italiani e su richiesta degli Esuli Giuliano Dalmati, la Foiba di Monrupino verrà riconosciuta come Monumento Nazionale.
La manutenzione della Foiba, nonostante il Monumento rientri nell’area del Comune di Monrupino, la cui maggioranza in Consiglio Comunale è sempre stata del centrosinistra, è stata affidata al Comune di Trieste. Ormai sono anni che il sito viene trascurato ed abbandonato a se stesso e purtroppo oltre al semplice taglio dell’erba della zona e a qualche piccolo lavoro di manutenzione che viene svolto da alcuni Alpini e dal sottoscritto, null’altro viene svolto. Solo dopo molte sollecitazioni, è stato finalmente sostituito dai Vigili del Fuoco il Tricolore presente sul pilone ormai distrutto dalle intemperie. Nei prossimi mesi, ma sempre su pressione di chi scrive nei confronti della Giunta Comunale, verrà finalmente inserita la manutenzione della Foiba nel piano triennale dei lavori del Comune di Trieste.
Sempre più sono nel frattempo gli atti di vilipendio svolti da ignoti: nel 2006 sconosciuti imbrattarono con vernice nera il monumento, disegnando una falce e martello e scrivendo “OZNA” (la famigerata polizia segreta di Tito); nell’agosto 2012 ignoti deturparono la Foiba per ben due volte ed a distanza di poche ore una dall’altra.
Davide Sulcic