Milano – Il Comitato 10 Febbraio esprime sorpresa per la mancata concessione dell’Ambrogino d’Oro a Pietro Tarticchio. Merlino (Presidente C10F) “L’amministrazione Sala ha perso una buona occasione per premiare uno dei suoi cittadini migliori.”
Il Comitato 10 Febbraio esprime sorpresa per la mancata concessione dell’Ambrogino d’Oro a Pietro Tarticchio da parte del Comune di Milano. L’esule istriano era stato proposto per la benemerenza civica che ogni anno va a premiare i cittadini e le associazioni che hanno saputo dare un contributo speciale alla città.
“Purtroppo l’amministrazione Sala ha perso una grande occasione – dichiara Merlino, presidente nazionale del Comitato 10 Febbraio – perché il premio sarebbe andato a una persona di grandissimo spessore morale e culturale, un esule dall’Istria che a Milano vive e lavora e che porta alto, in tutta Italia e nel Mondo, il nome della città che lo ha accolto dopo l’esilio forzato dalla sua terra d’origine.
Ma oltre all’indiscutibile valore personale, Tarticchio è il testimone di una pagina terribile della nostra storia: gli infoibamenti – sette furono i suoi parenti uccisi – e l’esodo dalle proprie case di centinaia di migliaia di italiani. Piero Tarticchio rappresenta anche il riscatto e il monumento ai martiri delle foibe, da lui disegnato e inaugurato a Milano dallo stesso Sindaco Sala, ne è simbolo che non capiamo come non possa aver convinto la giuria dell’Ambrogino d’Oro.
A Pietro Tarticchio vanno i ringraziamenti del Comitato 10 Febbraio – conclude Merlino – perché è un esempio di onestà e di amor di Patria. Ci auguriamo che questo scivolone possa essere recuperato al più presto e non voglia invece dire che la giunta Sala ha deciso di strizzare l’occhio alle frange più estreme della sinistra, che con la verità dei drammi dell’adriatico orientale continua a non voler fare i conti.”
Nato in Gallesano, in Istria vicino a Pola, Pietro Tarticchio è stato costretto a fuggire dalla sua terra d’origine, a seguito del terrore sparso dai partigiani comunisti del maresciallo jugoslavo Tito, che uccisero e gettarono nelle foibe ben sette suoi parenti, tra i quali il padre e il giovane sacerdote don Angelo Tarticchio. Giunto a Milano è diventato artista grafico, giornalista pubblicista, scrittore componendo diversi libri per preservare la memoria sul tema dell’esodo istriano e delle foibe. Suo è il disegno della stele installata nell’ottobre scorso a Milano in piazza della Repubblica, già piazza Fiume.
“Ogni tanto nei miei sogni ritornano le immagini di reticolati di filo di ferro spinato – ha ricordato in quell’occasione Pietro Tarticchio – quelli che io e mia madre attraversammo di notte nel giugno del 1945, mentre infuriava un temporale. Fuggivamo dal terrore di essere infoibati dei partigiani di Tito come era stato infoibato mio padre.”
Comitato 10 Febbraio
Roma, 18 novembre 2021