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L’italianità sportiva di Fiume

  • Agosto 28, 2017

L’italianità sportiva di Fiume

Articolo pubblicato su Il Giornale d’Italia

Cronache e ricordi di Abdon Pamich e Roberto Roberti

La squadra di calcio di Fiume è attualmente campione di Croazia ed ha recentemente sfiorato la qualificazione ai prestigiosi gironi della Champions League, finendo poi nella fase a gironi dell’Europa League nel medesimo raggruppamento del Milan. Prima di godere di questa ribalta mediatica, il capoluogo del Carnaro è stato comunque fucina di sportivi, i più importanti dei quali hanno difeso non solo i colori della propria città in varie discipline, ma hanno anche orgogliosamente indossato la casacca azzurra in competizioni agonistiche ed olimpioniche, conseguendo sovente risultati lusinghieri che hanno contribuito a legare pure in quest’ambito Fiume all’Italia.

Questo spaccato di storia fiumana viene analizzato nel volume a quattro mani di Abdon Pamich e del compianto Roberto Roberti “La grande avventura dello sport fiumano. Cronache e ricordi” (Aracne, Roma 2017), che ha goduto della prestigiosa cornice della Sala Giunta del CONI per la sua prima presentazione, moderata dal Direttore del Museo Archivio Storico di Fiume Marino Micich ed alla quale è intervenuto pure l’Ambasciatore della Repubblica di Croazia in Italia, il professor Damir Grubiša.

Nell’occasione il presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano Giovanni Malagò ha rammentato con riconoscenza che il sempre lucido Abdon Pamich, uno degli autori del libro, è stato medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Roma 1960 e d’oro a quelle di Tokyo 1964, nonché portabandiera a Monaco di Baviera 1972. D’altro canto il tennista Nicola Pietrangeli ha ricordato le sue vittoriose esperienze nel doppio con Orlando Sirola, il quale nelle fatiche degli allenamenti gli aveva insegnato colorite imprecazioni in dialetto fiumano.

Effettivamente la racchetta sulle rive del Carnaro ha goduto di una buona scuola, dalla quale è uscito pure Gianni Cucelli, «il vecchio leone» nei ricordi di Pietrangeli, e anche il calcio è stata una disciplina molto popolare: «Durante una partita di calcio tra legionari fiumani ai tempi della Reggenza del Carnaro – ha ricordato lo scrittore e storico dello sport Vanni Loriga – comparve sulle casacche di una delle due squadre il primo scudetto tricolore nella foggia che avrebbe poi contraddistinto la compagine campione d’Italia» La Fiumana avrebbe disputato la Serie A italiana nel 1928 e a livello individuale avrebbero fatto ben parlare di sé i fratelli Mario e Giovanni Varglien con la maglia della Juventus mentre dall’altra parte della barricata calcistica del capoluogo piemontese Ezio Loik avrebbe fatto parte del Grande Torino tragicamente scomparso nell’incidente di Superga il 4 maggio 1949. «Nei tempi pionieristici del dopoguerra, gli atleti si cimentavano in più discipline – aggiunge ancora Loriga – e quindi i fratelli Varglien erano pure centometristi. Lo stesso Roberti, calciatore con Fiumana, Lazio e Roma, nonché militare di professione (Bersagliere, si congedò con il grado di Generale di Corpo d’Armata), si sarebbe dedicato al pentathlon. E nelle famiglie si intrecciavano varie pratiche: il marciatore Pamich aveva lo zio Cesare che praticava a buoni livelli il pugilato»

Prima di assurgere agli allori olimpici, Pamich effettuò assieme al fratello la marcia più importante della sua vita recandosi a piedi esule da Fiume fino a Milano e quindi al Centro Raccolta Profughi di Novara: «Non è stato facile – ha spiegato l’ex marciatore – recuperare le informazioni precise per redigere questo libro, ma alla fine abbiamo compensato attingendo a tantissime testimonianze inedite»

La pubblicazione è impreziosita da una prefazione di Amleto Ballarini, già Presidente della Società di Studi Fiumani di Roma e primo esule a venire insignito dalla benemerenza civica di Fiume/Rijeka: «La passione sportiva nel secondo dopoguerra – ha spiegato Ballarini – è stata uno dei modi per riscattare dall’oblio l’italianità di Fiume. La sequenza di successi sportivi iniziati a fine Ottocento è proseguita anche dopo la traumatica esperienza dei Campi Profughi. Ricordiamo in particolare l’Associazione Sportiva Giuliana, squadra di pallacanestro sorta nel Quartiere giuliano-dalmata di Roma e capace di arrivare fino alla massima serie professionistica esclusivamente con giocatori della comunità esule» È stato anche ricordato che cinque canottieri della società Eneo nelle convulse giornate alla fine della Prima guerra mondiale attraversarono l’Adriatico da Fiume e Venezia per chiedere l’intervento della Regia Marina da guerra all’Ammiraglio Paolo Thaon di Revel: sono rimasti agli annali come gli Argonauti del Carnaro.

Lorenzo Salimbeni