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L’Amore e l’Ardire fra le Muse e l’Adriatico orientale

  • Novembre 15, 2016

L’Amore e l’Ardire fra le Muse e l’Adriatico orientale

Serata di grande richiamo quella di martedì 8 novembre 2016 a Roma in Piazza delle Muse grazie alla Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice ed al Comitato 10 Febbraio: nella loro sede ha avuto luogo, con la collaborazione dell’Associazione Ideco, il primo Dessert delle Muse, ciclo di appuntamenti culturali che si ispira al modello dei vecchi caffè letterari europei, tanto diffusi anche nell’Adriatico orientale, ove furono fucina di irredentismo e patriottismo. Al centro di questo primo incontro figuravano Eleonora Duse e Gabriele d’Annunzio, personaggi di primo piano della cultura italiana di inizio Novecento, presentati e descritti dagli interventi degli ospiti della serata, vale a dire il prof. Filippo Sallusto ed il giornalista Gabriele Marconi, dopo che Carla Isabella Elena Cace, dirigente nazionale del C10F e promotrice di questo calendario di eventi che spazierà fra le arti e la cultura, ha fatto gli onori di casa.

Il prof. Giuseppe Parlato, Presidente della Fondazione Spirito, salutando i numerosi intervenuti, ha espresso la piena volontà dell’istituzione da lui presieduta di proseguire con questo genere di appuntamenti che consentano di accostarsi alla cultura in maniera più leggera e piacevole possibile, mentre Michele Pigliucci, Presidente nazionale del C10F, ha ricordato l’impegno del Comitato per la salvaguardia e la diffusione della storia e della cultura attinenti il confine orientale italiano e Gabriele d’Annunzio in tale ambito rappresenta un protagonista imprescindibile. Il dott. Giancarlo Elena, moderatore della serata, ha evidenziato come il compito delle associazioni sia proprio quello di divulgare la cultura oscurata e di far luce sugli episodi dimenticati della storia, in un momento in cui in settori sempre più ampi si riscontra fame di cultura e di valori: servirebbero, ha concluso, «militanti della cultura».

E di donne che furono militanti della cultura parla proprio il volume di Filippo Sallusto “Eleonora Duse e le donne di cultura fiorentine” (Effigi, Arcidosso 2015): l’autore, il quale ha seguito anche la realizzazione dell’epistolario completo delle lettere che la Duse scrisse a d’Annunzio, ha saputo ben delineare l’atmosfera che si respirava nei salotti e nei caffè di oltre un secolo fa: «La Duse – ha sottolineato Sallusto – era artista del palco e della penna: scriveva con la stessa raffinatezza con la quale recitava, poiché i suoi testi erano molto articolati». Tra fine Ottocento ed inizio Novecento entrò in contatto con quel cenacolo di donne fiorentine e straniere trapiantate in riva all’Arno che operavano come vere e proprie promotrici culturali. Nel capoluogo toscano erano transitati Franz Liszt e Richard Wagner, creandosi un seguito di estimatori della propria arte ed allievi che intendevano coltivarla, come Giuseppe Buonamici, laddove Vilfredo Pareto sarebbe entrato in contatto con gli ambienti intellettuali italiani grazie ad Emilia Peruzzi, una delle animatrici assieme ad Angelica Pasolini di questo cenacolo, dal quale sarebbe stato promosso anche Renato Fucini, il primo reporter italiano. Il contributo della Duse, è stato ricordato, verteva soprattutto sul rinnovamento del teatro di prosa italiano ed in questo c’era perfetta affinità di intenti con d’Annunzio: entrambi erano affascinati dal teatro all’aperto ideato da Wagner ed avevano promosso invano il progetto di realizzarne uno sulle rive del lago di Albano. Miglior sorte ebbe invece la petizione promossa dalle dame fiorentine per salvaguardare il centro storico di Firenze dal nuovo piano urbanistico, che avrebbe raso al suolo edifici e vie di antico pregio. La Duse avrebbe poi interessato l’amica Pasolini affinché il figlio naturale di d’Annunzio potesse accedere ad uno dei più prestigiosi collegi cittadini. Il poeta abruzzese, nell’ondivago rapporto sentimentale ed intellettuale con la grande attrice, assurgeva nel frattempo, grazie alle “Canzoni d’Oltremare”, al rango di nuovo “Vate” d’Italia dopo Giosuè Carducci e Giovanni Pascoli.

E nell’ambito di una delle più clamorose azioni belliche del Vate, la conquista di Fiume, si svolge il romanzo “Le Stelle Danzanti” di Gabriele Marconi, presentato dall’autore nella Special Edition Comitato 10 Febbraio 2016 assieme a quello che è il seguito, una sorta di “Vent’anni dopo”, cioè “Fino alla tua bellezza” (Castelvecchi, Roma 2013), ambientato nella guerra di Spagna. Rifacendosi ai recenti filoni di studio che hanno messo in parallelo la Reggenza Italiana del Carnaro con il ’68, Marconi ha precisato che «a Fiume erano convenuti ex combattenti della Grande Guerra e volontari che con spirito cameratesco erano tutti pronti al sacrificio in prima linea, laddove nel coacervo sessantottino molti intellettuali applicavano lo slogan “armiamoci e partite” nei confronti dei giovani». Nell’impresa fiumana vi era la volontà di riscattare una città che non era prevista tra le annessioni del Patto di Londra, ma che aveva scelto di essere italiana con il plebiscito del 30 ottobre 1918, in nome di quel principio di autodeterminazione dei popoli che a parole il presidente statunitense Woodrow Wilson diceva di difendere, ma nei fatti disapplicava riguardo le rivendicazioni di Roma. Si trattò di una «adesione generazionale» ad un clamoroso gesto di sfida, prosecuzione ideale delle nuove tecniche di combattimento ideate dagli Arditi, molti dei quali saranno in effetti presenti e attivi a Fiume, Mario Carli in primis con la sua rivista “Testa di Ferro”. Proprio per rendere al meglio queste atmosfere giovanili ed entusiaste, l’autore ha elaborato un approccio dal basso all’argomento, soffermandosi sulla lettura di missive che questi giovani scrivevano dalla “Città olocausta” e che oggi sono conservate presso il Museo Archivio Storico di Fiume al quartiere Giuliano-Dalmata della capitale. Nelle sue pagine Marconi ha voluto ritrarre una «generazione eterna», quella di chi risponde presente ad ogni chiamata del dovere, anche se con sfaccettature differenziate: prova ne sia il fatto che i reduci fiumani compiranno scelte diverse all’indomani dell’armistizio dell’8 Settembre e ancora prima nella guerra civile spagnola, come si legge in “Fino alla tua bellezza”, appunto. In quest’opera i medesimi protagonisti de “Le Stelle Danzanti” si trovano su fronti contrapposti in Spagna, ma la vecchia amicizia farà sì che i “franchisti” diano una mano agli ex commilitoni anarchici e socialisti arruolatisi nella Brigate Internazionali e alle prese con la repressione da parte degli staliniani.

A suggello delle suggestioni culturali e letterarie scaturite da questi interventi, relatori e pubblico hanno potuto scambiare impressioni e commenti intrattenendosi al dessert in forma di buffet che ha impreziosito la serata.

Lorenzo Salimbeni

"PANCHINA TRICOLORE"


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