Articolo pubblicato su Il Giornale d’Italia
I sacrifici della Prima guerra mondiale furono condivisi da tutta Italia, ogni Comune conserva oggi un monumento ai suoi caduti del 1915- ’18
Noi fummo soldati d Italia, di una Verbania non ancora nata.
Pallanza, Intra , Suna, Fondotoce, Unchio, Cavandone. Tutti paesi che dal 1933 hanno costituito l’attuale città di Verbania.
Durante la Prima guerra mondiale ogni paese mandò i propri figli là dove la Patria chiamava per difendere i sacri confini dall’invasione austroungarica dopo Caporetto e completare poi il percorso di unificazione nazionale.
Il Comitato 10 Febbraio Verbania Cusio Ossola quest’anno ha voluto commemorare nella giornata del 4 Novembre, Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, i propri martiri, partecipando alla realizzazione di una pubblicazione commemorativa promossa dall’amministrazione comunale. Ha, inoltre, realizzato una suggestiva cerimonia al monumento intitolato all’«Olocausto di Pallanza», a ricordo delle decine di concittadini caduti durante quelal che i contemporanei chiamarono Grande guerra. Alla presenza dell’On. Gianni Alemanno, dell’On. Mario Mauro e dell’ex sindaco di Verbania, On. Marco Zacchera, è stata posata una Corona nel silenzio più assoluto, affinché in quel momento si potessero ancora una volta sentire le urla di quei fanti che al grido di “Avanti Savoia!” fecero l’impresa in quei terribili campi di battaglia, sulle pietraie del Carso, così come sul Piave e sul monte Grappa.
Oggi più che mai occorre una riflessione sull’importanza di quei tragici anni, su quei Ragazzi del ’99 che diedero la vita per un sentimento più grande di loro: oggi, nel 2016, che valore hanno quei sacrifici umani e materiali? Che Italia ci è stata consegnata è come l’abbiamo trasformata? Sono morti per una giusta causa o ormai è tutto perduto?
Io credo che le nuove generazioni debbano ritornare ad essere fiere di essere italiane; con lo spirito dei Ragazzi del ’99, lottare per un’Italia migliore, forte e pronta ad essere competitiva in ogni ambito del cosiddetto “villaggio globale”.
Allora sì, e solo in quel momento, il fante del Piave, il Milite Ignoto ed il Ragazzo del ‘99 potranno riposare sereni, consapevoli di aver sacrificato la propria vita per quell’Italia che nei loro sogni speravano si realizzasse dopo quella che per tanti fu una Quarta guerra d’indipendenza contro il “secolare nemico” austriaco.
Fabio Volpe