Trascina

Campo profughi di Altamura: un ricordo per il futuro

  • Novembre 28, 2016

Campo profughi di Altamura: un ricordo per il futuro

Articolo pubblicato su Il Giornale d’Italia

Della struttura oggi rimangono pochi capannoni in stato di totale abbandono. Il Comitato 10 Febbraio chiede alle istituzioni di farsene carico, per non riconsegnare all’oblio l’esodo istriano giuliano e dalmata.

Sulla strada che da Gravina in Puglia conduce ad Altamura sorgeva uno degli otto Centri raccolta profughi (CRP) creati in Puglia per far fronte ai massicci arrivi, che si moltiplicarono dopo il 1943 e a seguito delle vicende che caratterizzarono l’immediato dopoguerra con l’esodo della popolazione giuliano-dalmata.

Ceduto dal ministero della Difesa a quello dell’Interno nel novembre del 1950, il campo era composto da 60 capannoni e da una scuola elementare per curare l’istruzione dei più piccoli.

L’esistenza in zona del centro di raccolta profughi – per la precisione il numero 65 sugli oltre 100 allestiti per ospitare, in condizioni pietose, i 350.000 esuli – è conosciuta e raccontata da Nino Divella, un imprenditore che da piccolo riforniva assieme a suo padre gli abitanti del campo con del latte appena munto.

Oggi rimangono alcuni capannoni dall’aspetto inquietante, oltre a delle casette che non hanno ceduto alle intemperie e che fanno ben capire quale fosse l’accoglienza che la nostra Nazione riservò ai fratelli istriani.

Mancando l’attenzione che dovrebbe essere riservata ad edifici di tale rilevanza storica da alcune amministrazioni comunali dei paesi circostanti, insieme al referente locale del Comitato 10 Febbraio di Altamura Carlo Moramarco ci siamo attivati per far conoscere l’ex CRP.

Abbiamo quindi organizzato al suo interno varie conferenze e, anche grazie alla sensibilità dell’amministrazione comunale di Altamura, 50 studenti sono stati portati in loco per celebrare il Giorno del Ricordo. Un’esperienza altamente formativa ed emozionante che sicuramente ripeteremo.

Un evento fondamentale. Perché quelle mura sulle quali gli slavi dapprima rinchiusi avevano scritto frasi inneggianti alla repubblica socialista federale jugoslava e che poi hanno ospitato le vittime di un esodo forzato, quel giorno parlavano di una storia mai raccontata. Sogni di normalità, di una vita quotidiana da vivere in una casa vera come l’immagine sbiadita di una casetta di montagna circondata da abeti situata al primo piano di quella che era la scuola elementare.

Oggi il campo profughi versa in stato di totale abbandono. Un intervento di recupero del luogo da parte della amministrazione comunale di Altamura, proprietaria del terreno e dei resti, è impossibile dati gli ingenti danni. Ho quindi inoltrato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri una proposta, una delle tante presentate per il fondo di 150 milioni di euro destinato ai luoghi culturali da recuperare, per trasformare quel campo in un museo della memoria. Non solo dunque un luogo da visitare in occasione del 10 febbraio ma il cuore di un Ricordo che dura tutto l’anno così come recita il nostro motto.

Un ricordo per il futuro, destinato ai giovani. E anche un monito per le istituzioni, che purtroppo considerano l’esodo giuliano dalmata e le foibe come un accadimento storico troppo spesso da riconsegnare nuovamente all’oblio.

Vedremo cosa dirà il Consiglio dei Ministri. In ogni caso il nostro impegno non si ferma qui. Sono infatti in programma tante iniziative per il Ricordo: tra esse l’inaugurazione di una via ai Martiri delle Foibe a Gravina in Puglia. E anche in tutte le città della nostra regione.

Giuseppe Zuccaro

"PANCHINA TRICOLORE"


Questo si chiuderà in 20 secondi