Un monologo teatrale a cura di Emanuele Merlino nell’ambito dei Dessert delle Muse per ricordare Giuseppe Lallich, pittore, dalmata e patriota.
Martedì 13 dicembre 2016 torneranno le prelibatezze culturali con “I dessert delle Muse: la Pittura, il Sangue, il Leone“.
Questa volta tramite un monologo di Emanuele Merlino liberamente ispirato al libro di Carla Isabella Elena Cace dedicato al grande e dimenticato pittore Giuseppe Lallich dal titolo Giuseppe Lallich (1867-1953), dalla Dalmazia alla Roma di Villa Strohl-Fern (Palladino, Campobasso 2007).
Si tratterà di un monologo tra commozione, arte e quel sangue che scorre veloce in chi è davvero vivo; verrà interpretato dall’attore e conduttore televisivo Mauro Serio.
Lallich fu protagonista suo malgrado dell’esodo ignorato dei 2000 dalmati italiani che nel 1921 furono costretti a lasciare le proprie case in seguito all’annessione di gran parte della Dalmazia al neonato Regno dei Serbi, Croati e Sloveni.
Testimone con Talento, Cuore e Fede della nostra Storia.
Il suo celeberrimo dipinto “Bacio della Bandiera” – che per la prima volta eccezionalmente sarà esposto al pubblico durante la serata – racconta il Giuramento di Perasto e il “Ti con nu, nu con ti” come solo l’Arte sa fare.
Esso venne pronunciato dal conte Giuseppe Viscovich il 23 agosto 1797 al cospetto della cittadinanza della località della Dalmazia montenegrina in cui era custodito il gonfalone della flotta della Serenissima Repubblica di Venezia, ceduta da Napoleone Bonaparte all’Impero d’Austria con il Trattato di Campoformido:
«In sto amaro momento, che lacera el nostro cor; in sto ultimo sfogo de amor, de fede al Veneto Serenissimo Dominio, el Gonfalon de la Serenissima Repubblica ne sia de conforto, o Cittadini, che la nostra condotta passada che quela de sti ultimi tempi, rende non solo più giusto sto atto fatal, ma virtuoso, ma doveroso per nu.
Savarà da nu i nostri fioi, e la storia del zorno farà saver a tutta l’Europa, che Perasto ha degnamente sostenudo fino all’ultimo l’onor del Veneto Gonfalon, onorandolo co’ sto atto solenne e deponendolo bagnà del nostro universal amarissimo pianto. Sfoghemose, cittadini, sfoghemose pur; ma in sti nostri ultimi sentimenti coi quai sigilemo la nostra gloriosa carriera corsa sotto el Serenissimo Veneto Governo, rivolzemose verso sta Insegna che lo rappresenta e su ela sfoghemo el nostro dolor.
Per trecentosettantasette anni la nostra fede, el nostro valor l’ha sempre custodìa per tera e par mar, per tutto dove né ha ciamà i so nemici, che xe stai pur queli de la Religion.
Per trecentosettantasette anni le nostre sostanze, el nostro sangue, le nostre vite le xe stade sempre per Ti, o San Marco; e felicissimi sempre se semo reputà Ti con nu, nu con Ti; e sempre con Ti sul mar nu semo stai illustri e vittoriosi. Nissun con Ti n’ha visto scampar, nissun con Ti n’ha visto vinti o spaurosi!
Se i tempi presenti, infelicissimi per imprevidenza, per dissenzion, per arbitrii illegali, per vizi offendenti la natura e el gius de le genti, no Te avesse tolto dall’Italia, per Ti in perpetuo sarave stade le nostre sostanze, el sangue, la nostra vita, e piutosto che vederTe vinto e desonorà dai Toi, el coraggio nostro, la nostra fede se avarave sepelio soto de Ti ! Ma za che altro no resta da far per Ti, el nostro cor sia l’onoratissima To tomba e el più puro e el più grande elogio, Tò elogio, le nostre lagreme»