Articolo pubblicato su Il Giornale d’Italia
Presentata alla Camera una pubblicazione poco nota che ricorda l’impegno italiano nel 1941-’43 contro l’antisemitismo degli ustaša
Molto si discute sull’effettiva applicazione delle Leggi razziali nell’Italia fascista, molto meno si è parlato dell’opera di salvataggio degli ebrei attuata nel 1941-1943 dalle truppe italiane di presidio in Dalmazia e nella propria zona di competenza all’interno dello Stato Indipendente Croato, fragile ma ferocemente antisemita. Eppure l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito ha dato alle stampe già nel 2009 “Un debito di gratitudine. Storia dei rapporti tra l’Esercito Italiano e gli Ebrei in Dalmazia (1941-1943)” di Menachem Shelah: per ovviare a questa carenza, Guido Cace, presidente dell’Associazione Nazionale Dalmata, ha promosso una presentazione di tale volume martedì 4 luglio alla Camera dei Deputati, ospite dell’On. Fabrizio Di Stefano.
La professoressa Rita Tolomeo, Presidente della Società Dalmata di Storia Patria di Roma, era stata una delle curatrici dell’opera ed intervenendo al convegno ha segnalato vari episodi in cui diplomatici, militari e funzionari civili si sono adoperati per salvare gli ebrei di Croazia dalle persecuzioni del regime di Ante Pavelić: «L’Ambasciata di Zagabria – ha ricordato la professoressa della Sapienza – emise centinaia di salvacondotti a beneficio di ebrei con la scusa che dovevano andare a trovare parenti in Italia e così facendo salvò migliaia di vite umane» Ed in questo novero figurava anche Shelah, il cui “debito di gratitudine” nei confronti delle truppe del Regio Esercito risale a quando aveva due anni e con la sua famiglia fu posto sotto la tutela dei nostri soldati, i quali presidiavano non solo il Governatorato di Dalmazia, annesso nell’aprile 1941, ma anche metà del territorio croato, in cui imperversavano persecuzioni a danno di serbi, ebrei e zingari.
Le cifre della spaventosa guerra civile (croati contro serbi, partigiani comunisti contro occupanti e collaborazionisti, nazionalisti contro comunisti, musulmani contro serbi) che attraversò la Jugoslavia dopo la sconfitta con le truppe dell’Asse nella primavera 1941 sono terrificanti: 1.700.000 morti su una popolazione di 18 milioni. Tuttavia l’On. Renzo de’ Vidovich (presidente della Fondazione Rustia-Traine) ha puntualizzato: «600.000 di questi sono stati eliminati dopo il 30 aprile 1945 – ha affermato l’ex deputato triestino – e si trattava di ustaša, četnici, domobranci e altri anticomunisti che furono massacrati con le loro famiglie dal nascente regime del Maresciallo Tito»
L’ambasciatore Gianfranco Giorgolo, componente del direttivo dell’AND, ha ricordato che nei suoi trascorsi nella carriera diplomatica, fra l’altro anche in Croazia ed in Medio Oriente, ha avuto modo di trovare tante testimonianze di ebrei o loro discendenti che dovevano la loro salvezza durante l’imperversare dell’Olocausto proprio all’interposizione di autorità civili o militari italiane.
«Questa pubblicazione – ha quindi ricordato il Colonnello dei Paracadutisti Cristiano Maria Dechigi, capo dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito – è stata fortemente voluta dallo SME per dimostrare l’umanità e la capacità di salvare vite umane che le nostre Forze Armate hanno sempre mantenuto, anche nei momenti più cupi della storia mondiale»
Congratulazioni per la manifestazione, alla quale è intervenuto nel folto pubblico pure l’ambasciatore di Croazia in Italia, Damir Grubiša, sono state formulate dall’ex Ministro degli Affari Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata: con questa iniziativa l’associazionismo dalmatico ha voluto riprendere la sua attività di divulgazione culturale e di ricerca storica di alto profilo e a tal proposito è stato fatto nel dibattito finale un importante annuncio. La giornalista e dirigente nazionale del Comitato 10 Febbraio Carla Isabella Elena Cace, esule di terza generazione, è stata individuata dall’On. de’ Vidovich come nuovo direttore della prestigiosa Rivista Dalmatica, che in passato è stata punto di riferimento per la storia e la cultura dell’italianità dalmata e adesso dovrebbe riprendere a essere pubblicata regolarmente.