Articolo pubblicato su Il Giornale d’Italia
Il monumento simbolo di appartenenza culturale ad una Patria che ha radici antichissimegio
Anche i nomi contano. Non poco. Perché rappresentano le tradizioni, la storia e, in molti casi, anche la sofferenza di chi ha vissuto sulla propria pelle sradicamento, violenza e offese di ogni genere. Come gli italiani che, vittime della pulizia etnica titina, sono stati costretti a lasciare le loro case nelle terre istriane e dalmate.
Emblema di tale esodo, che ancora qualcuno si ostina a disconoscere, la città di Pola. Italianissima. Come la sua celebre Arena, simbolo di appartenenza culturale ad una Patria che ha radici antichissime. Arena di cui coloro che nel 1946-47 abbandonarono la città portarono via un pezzettino. Un sasso che ha avuto per gli Esuli un altissimo senso di amore per la loro terra perduta.
Di tutto questo, come di molte altre “pagine strappate” della storia delle terre sul Confine Orientale, non se ne sa – purtroppo – molto. E si tende anzi a parlarne fin troppo spesso con discreta trascuratezza, senza fare attenzione ai nomi. Che, come detto all’inizio, contano non poco.
Sul punto, in particolare, vale il messaggio che un utente dei social ha scritto sulla pagina facebook di Voyager, nota e apprezzata trasmissione televisiva di intrattenimento e archeologia “misteriosa” che ha recentemente dedicato una puntata all’Impero romano.
“Stavo seguendo il programma perché le realizzazioni dell’antica Roma mi hanno sempre affascinato soprattutto acquedotti, strade, ponti e…. arene. Vivendo a Roma il Colosseo l’ho sempre davanti agli occhi ma, essendo istriano, ne ho un altro sempre davanti agli occhi, più antico del Colosseo e più integro. E sapevo che nella carrellata su quelli ancora in essere lo avreste citato! Ma sentire ‘l’arena di Pula’. La Città istriana si è sempre chiamata Pola, anche sotto l’Austria. E m’immagino cosa hanno provato i polesani ancora in vita che hanno sentito la loro città chiamata col nome croato” datole successivamente “alla sconfitta dell’Italia nella II Guerra Mondiale in seguito al Diktat che impose la cessione delle nostre terre alla Jugoslavia. Insomma che i croati la chiamino Pula passi, ma che lo si faccia alla TV italiana, parlando poi del periodo romano lo trovo… assurdo”. E offensivo, aggiungiamo noi. Offensivo per la memoria e soprattutto per la verità.
Cristina Di Giorgi